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Archivio mensile:febbraio 2013
Evento: Musica Classica o Rock? Post: 4
Spumeggiante e pallida come la luna che si riflette nel mare, quell’insulsa donna mi aveva lasciato cadere a peso morto. Non si era neppure degnata di reagire al mio tentativo di divincolarmi, visto che mentre la stavo per colpire, lei mi lasciò cadere nel vuoto. Si era fatta male? Forse non lo avrei mai saputo, visto che l’unica cosa che sentivo era la nuda roccia che scalfiva la mia pelle e mi faceva male, tanto male. Potevo richiamare a me quel potere così inebriante e denso di forza, ma non potevo evitare di ruzzolare giù da quello scoscesissimo pendio. Mentre rotolavo, in quei pochi attimi, lunghi forse ore, ritornai con la mente a quel giorno di tanti anni fa. ~ Alcuni anni prima Carne che va in brandelli. Ossa che si spezzano. La nostra vita è una vita come quella di tutti gli altri esseri umani, ha un inizio e una fine. Il difficile non è nascere e neppure morire. Il difficile sta nel mezzo. Il difficile sta nel sopravvivere. E quella sua vita, quando ancora aveva meno di vent’anni, era stata una vita terribile, senza vie di fuga, senza la possibilità di trovare un’altra soluzione. Senza la scelta di vivere o di morire, ma solo con una certezza: andare avanti a ogni costo. A qualunque prezzo. ~ Santuario di Atena, verso la vallata L’unica cosa che hai da fare è agire d’istinto. E io l’avevo fatto, a mie spese, ma questo l’avrei capito più avanti. La luce argentea che avevo richiamato attorno al mio corpo, per darmi la forza di sferrare l’affondo alla donna incappucciata, era svanita come neve al sole. Mezza maglia era rimasta attaccata a un ramo dell’arbusto che cresceva lungo il pendio, che avevo travolto nella mia rocambolesca discesa a valle, in quei pochi secondi in cui, rotolando sulla roccia, l’avevo spezzato e lui aveva spezzato me. Oppure era stato il masso che aveva fermato il mio corpo a spezzarmi il braccio? Non l’avrei saputo dire. In quel momento non riuscivo neppure a pensare alle parole di disprezzo della donna alle mie spalle, che mi apostrofava cercando di ottenere, probabilmente, quello che non le avrei potuto dare. Impiegai più del dovuto per tirarmi su e mi chiesi che fine avesse fatto lei, quando – con la coda dell’occhio – la vidi scendere con una grazia così sopraffina da quel dirupo, che se non l’avessi già vista in azione pochi attimi prima, avrei potuto temere per la mia vita. Cosa che facevo in ogni caso, vista la forza che la tizia aveva dimostrato. Il braccio destro era disteso lungo il mio corpo, non ero quasi in grado di muoverlo, figuriamoci se sarei stato in grado di suonare il mio strumento. Sorrisi sommessamente, guardandola dritta negli occhi, facendo brillare il mio cosmo. Se voleva la guerra, l’avrebbe trovata, non avrebbe mai dovuto risvegliare il mio lato combattivo, quello che il mio maestro, anni prima, mi aveva fatto sviluppare oltre la semplice natura umana. Non ero un Cavaliere, forse perché non possedevo un’armatura, ma il mio spirito era quello di un Cavaliere e sarei morto come il mio maestro mi aveva insegnato a vivere. |